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Bangladesh, cosa vedere nel Paese della tigre

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Bangladesh, cosa vedere nel Paese della tigre

Ph Federico Klausner

di Redazione | @travelglobemag

Funestato da eventi più o meno tragici, il Bangladesh difficilmente entra nella lista dei desideri dei viaggiatori occidentali. Eppure, i moderni esploratori potrebbero trovare in questo Paese affacciato sul Golfo del Bengala fascino e cultura. Offre infatti antichi siti archeologici, la spiaggia più lunga del mondo e la foresta di mangrovie più grande, le decadenti tenute dei maharaja, un territorio rurale rilassante, spazioso e accogliente. Ancora poco battuto dal turismo, è la meta perfetta per chi viaggia con spirito indipendente e avventuroso.

Dacca, caos a colori

Ph Federico Klausner

La capitale del Bangladesh, per la ricchezza di corsi d’acqua, è spesso paragonata a Venezia e ancora oggi il trasporto fluviale è molto utilizzato per evitare il caotico traffico e per raggiungere le vicine città. Ma si è anche conquistata l’epiteto di “città delle moschee”, per la grande presenza di edifici religiosi islamici. Nonostante sia una città moderna e molto trafficata, Dacca conserva il suo cuore storico e i deliziosi spazi verdi. Divisa idealmente in quattro sezioni, è la Città Vecchia che merita di essere visitata, dove restano le testimonianze della sua epoca d’oro sotto la dinastia Moghul. Non mancano musei, gallerie d’arte e palazzi coloniali. Dacca è sì caotica, ma conserva quel fascino che solo le città asiatiche hanno e che si può toccare con mano soprattutto nei variopinti mercati. Muoversi non sarà un problema: con l’efficiente rete di bus, treni e risciò tutto è a portata di visita.

Moschea di Goaldi

Si trova in una piccola città abbandonata non lontana da Dacca. È una delle moschee più antiche del Bangladesh ed è protetta dai terreni intorno Painam Nagar; in zona si possono vedere anche i resti di alcune dimore appartenute a ricche famiglie indù.

Mercati galleggianti a sud

Ph Federico Klausner

La parte meridionale del Bangladesh è ricca di fiumi e, per questo, il posto migliore per vedere i mercati galleggianti. Quello di Banaripara è il punto di riferimento per gli abitanti della zona e ci si trova per lo più riso, ma è un’affascinante escursione da Barisal per chi desidera entrare in contatto con la gente. Il giorno più movimentato è il sabato quando centinaia di barche affollano i canali trasformandoli in una tela animata. Per un mercato più colorato, c’è quello di Bansal specializzato in frutta e verdura.

Teknaf Wildlife Sanctuary

Le foreste del Bangladesh non offrono rifugio solo alle tigri, ma anche agli elefanti, per quanto non ne restino molti. Uno dei punti di avvistamento migliori è la riserva faunistica Teknaf Wildlife Sanctuary: ancora poco conosciuta, si estende fino all’estrema punta meridionale del Bangladesh. Anche se le speranze di avvistare i grandi mammiferi sono poche (meglio comunque andare verso sera), l’escursione lungo i sentieri è molto suggestiva. Il percorso è ben segnalato e può capitare di incontrare qualche abitante dei villaggi in cerca di legna.

Tempio di Kantanagar

Dedicato a Krishna, è uno dei pochi templi di terracotta settecenteschi del Bangladesh rimasti per buona parte integri. È immerso in un paesaggio un po’ surreale, fatto di spazi aperti e venti costanti, vicino alla città settentrionale di Kantanagar, nei pressi di Dinajpur. I pannelli di terracotta che ne decorano l’esterno sono molto elaborati e ricchi di particolari; il periodo perfetto per visitarlo è in coincidenza con la festa indù di Maha Raas Leela, che cade tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre, In questa occasione si può partecipare anche alla vivace fiera che viene allestita intorno al tempio.

Il té arcobaleno del Bangladesh

Era la metà del XIX secolo quando i latifondisti inglesi introdussero la coltivazione del tè in Bangladesh. Il mercato si sviluppò rapidamente, grazie al clima ideale, e la sua esportazione diventò presto uno dei maggiori business del Paese. Le piantagioni maggiori si trovano sulle colline a nord-ovest della regione di Srimangal, a poca distanza dall’India. Ancora oggi si svolge la raccolta a mano da marzo fino a metà dicembre per opera delle donne. Ma cos’è il tè arcobaleno? Romesh Ram Gour, un alchimista bengalese, è l’unico a essere in grado di prepararlo secondo ricetta originale e segretissima. In generale, questo tipo di tè è preparato a strati con colori e consistenze diverse, che dipendono dal tipo di foglie utilizzate per l’infuso. L’ideatore di questa bevanda riesce a produrre fino a 10 strati differenti di cui il quarto è una miscela di tè nero e latte condensato e l’ultima si compone di tè verde e cannella. Il recipiente in cui è contenuto, infine, deve essere rivestito di polvere di cannella.

Cibo e tradizione

Ph Federico Klausner

La maggior parte del cibo in Bangladesh è ancora fedele alle tradizioni originarie. Nelle grandi città come Dacca si trovano spesso alcune modifiche che vanno incontro ai gusti stranieri,   ma in generale i piatti si rifanno alle antiche ricette. I Bengalesi amano il pesce, cotto con curry o altre spezie, ma l’alimento che non può mai mancare in tavola è il riso della varietà basmati: alcuni pietanze tipiche sono il biryani, il pulao e il khichuri, riso e lenticchie. Si possono trovare alcuni piatti vegetariani (bhaji) composti da verdure fritte. Il riso non manca nemmeno nei dolci, spesso ricchi di zucchero e latte. Un dolce bengalese tradizionale è il popolare Chomchom, può essere di diversi colori – rosa o giallo chiaro e bianco – ed è ricoperto di fiocchi di cocco o di mawa, un formaggio tipico del subcontinente indiano.

Sfoglia il reportage sul Bangladesh

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