ZILLA LEUTENEGGER. ARIEL E I SUOI GATTI
TESTI E FOTO COURTESY MONICA DE CARDENAS
L’artista Zilla Leutenegger ha portato negli spazi della galleria Monica De Cardenas un’accurata selezione di opere ispirate dalla disposizione e dal carattere domestico degli ambienti della sede di Milano. Realizzate unendo diversi media, le opere riflettono l’intera gamma del suo repertorio artistico. Zilla ha presentato due installazioni multimediali che combinano una proiezione video con una scultura e un disegno a parete, delle fusioni in bronzo e un ciclo di nuovi monotipi di piccolo e grande formato.
Questi monotipi inediti hanno aperto la mostra: si tratta di immagini dipinte su vetro con colori ad olio e successivamente impresse su carta fatta a mano con una pressione che arriva a 16 tonnellate. Zilla crea così delle opere uniche, caratterizzate da un delicato gioco di colori, superfici, luci e ombre, nella cui luminosità soffusa ma potente vediamo dei mobili su cui troneggiano, maestosi ed eleganti, dei gatti che ci osservano. Questo ciclo è interpretabile nel contesto della storia più recente: attendere, sopportare, sedersi, stare a casa; l’animale domestico aspetta il padrone e in sua assenza anima lo spazio. Accanto ai monotipi, nelle stanze c’erano tre sculture di gatti in bronzo e una selezione di mobili di design, che estendono la narrazione dalla seconda alla terza dimensione. Questa transizione è particolarmente importante per l’artista: il disegno dialoga con lo spazio reale, come se si espandesse nella stanza – o noi entrassimo nel disegno.
Dalla terza stanza si diffondono morbide note musicali che provengono dall’installazione Stoneway: un piccolo pianoforte a coda in cemento getta la sua ombra sul muro alla luce di un proiettore, dove viene suonato dall’ombra di una mano che sembra provenire dal nulla e intona le prime note del famigerato Concerto per pianoforte n. 3 di Sergei Rachmaninoff. La mano fantasma è in realtà la mano di Zilla, lei stessa abbozza l’inizio di “Rach 3”, nonostante non sappia suonare. Per Zilla, il pianoforte è anche una macchina della memoria che la riporta allo strumento della madre, il cui suono ha permeato la sua infanzia. Forse la predilezione per le ombre, che si manifesta in questo e altri
lavori, rimanda al suo nome di battesimo: Zilla, in ebraico, significa “ombra”. Nell’ultima sala Leutenegger presenta l’inedita installazione “Arco”, concepita appositamente per questo luogo. L’opera è composta da un disegno a parete, una poltroncina e una proiezione video; in questo lavoro, come in altri, l’artista rende visibile in modo poetico lo scorrere del tempo. Ad “Arco” si unisce l’opera Spiegelbar (Bar a specchio), in cui la tecnica del monotipo è applicata alla lamiera d’acciaio lucida e piegata.
Ma chi è questo Ariel con i suoi gatti? Esiste Ariel? È una persona che abita in questo
appartamento immaginario? È presente o assente? È appena uscito o rientrato da poco? Ci sono risposte chiare a queste domande?
Max Küng
Bio
Zilla Leutenegger è nata nel 1968 a Zurigo, dove vive e lavora. Recenti mostre personali: Bündner Kunstmuseum, Chur (2021); L’Abbatiale, Bellelay (2019); Griffelkunst, Hamburg (2018); Musée Jenisch, Vevey (2016); Pinakothek der Moderne, Munich (2015); Centro de Arte Caja Burgos CAB, Burgos (2014); Museum Franz Gertsch, Burgdorf (2014). Principali mostre collettive: “Fly me to the Moon”, Kunsthaus Zürich e Museum der Moderne, Salzburg (2019) e Sydney Biennial (2014). Le sue opere sono nelle collezioni delle seguenti istituzioni: Kunsthaus Zürich, Zurich / Kunstmuseum Basel / LUMA Stiftung, Zurich / Museion, Bolzano / Museum. Kunstpalast, Düsseldorf / Sammlung Goetz, Munich.
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