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Appia antica, la strada urbanizzata

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Appia antica, la strada urbanizzata

Testo e foto di Dino Latella

In apertura: copia del ceppo del 1° miglio (l’originale si trova in Piazza del Campidoglio). Sopra .

La strada è uno degli elementi fondamentali che permettono di comporre la narrazione di un viaggio. Lo scambio, il commercio, le idee, gli incontri e scontri non sarebbero stati possibili senza la realizzazione delle strade. Anche per questo i Romani hanno fatto della costruzione di strade un elemento centrale per la gestione e il controllo dell’Impero. Un insieme di 372 arterie maestre che si estendevano per quasi 80.000 km, e tra queste l’Appia Antica è stata definita dal poeta latino Stazio la “Regina delle strade”. 

Costruita in lotti successivi dal 312 a.C. al 191 a.C., per volere del censore Appio Claudio Cieco, prosegue poi verso sud con un tracciato razionale e agevole. Il motivo per cui fu progettata fu la necessità di una nuova strada, rapida e difendibile, per raggiungere Capua e controllare la Campania – poi prolungata fino a Brindisi – in sostituzione dell’antica via Latina troppo tortuosa ed esposta ad attacchi militari. I viaggiatori dell’élite culturale romana capirono ben presto che il valore del viaggio, in particolare di quello lungo l‘Appia, aveva qualcosa di speciale. Orazio, viaggiatore sull’Appia alla volta di Atene: “Minus est gravis Appia tare is” (“Meno gravosa è la via Appia per chi va lento”, Saturae I, 5). Infatti le stazioni di posta, le stationes e mansiones, presenti ogni 10 e 20 miglia, prevedevano anche alloggio e ristoro per i viaggiatori, in pratica erano gli autogrill dell’epoca, questo rendeva il viaggio uno slow travel meno pesante e anche piacevole. Nei secoli successivi altri viaggiatori si sarebbero sostituiti agli antichi: i pellegrini medievali diretti in Terra Santa, le scorrerie saracene, la via dei crociati che partirono dal porto di Brindisi per liberare la Terra Santa e poi la riscoperta durante l’epopea del Gran Tour. Episodi della storia e di vita quotidiana sono scene di questo lungo film, in un continuo alternarsi di luci e ombre nel Medioevo, passando per il Rinascimento che solo in parte l’ha vista rivivere, fino alla ricostruzione come un museo all’aria aperta, realizzato dall’architetto Luigi Canina e voluto da Papa Pio IX alla metà dell’Ottocento, per arrivare poi agli scempi del Novecento e alla sua rinascita di oggi.

Sopra: ciclisti sul tratto  con i sanpietrini

Ciclismo sull’Appia, tramonto sull’Appia Antica, le Dèjeuner sur l’herbe, la chiesa di San Nicola a Capo di Bove.

 Ingresso area archeologica.

Attività di svago

Questo continuo movimento è l’anima della Regina Viarum, nascosta e riscoperta innumerevoli volte. L’Appia Antica è un lungo racconto che attraversa ventitré secoli di storia, e mostra i segni di un passato illustre e affascinante, ancora ben visibili tra le rovine che si affacciano ai bordi della strada, e dietro ai cancelli che l’hanno nascosta. E’ forse l’impresa più visionaria tra le grandi opere antiche che hanno dato forma al paesaggio italiano. Far rivivere questa strada oggi è possibile, lo dimostrano le tante famiglie, i ciclisti e i runner che calpestano i basoli con il ritmo delle loro scarpe tecnologiche come un tempo lo calpestavano i calzari fino ai gruppi di persone che crogiolandosi al sole addentano il panino portato da casa, consapevoli di riappropriarsi di uno spazio unico. Qualche auto transita ancora sul tracciato, guardata con severo distacco da chi ha scelto un altro modo per godere questo pezzo unico di storia, come solo l’Appia Antica sa essere.

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