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Scoperti nuovi mosaici nell’antica Zeugma, nel sud della Turchia

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Scoperti nuovi mosaici nell’antica Zeugma, nel sud della Turchia

di Federica Giuliani

L’antica città di [b]Zeugma[/b], situata nella provincia di Gaziantep nel sud della Turchia al confine con la Siria, è considerata uno dei quattro insediamenti più importanti del regno di Commagene. Deriva il nome, che letteralmente significa “legame”, dal fatto che fu fondata proprio per unire due insediamenti antecedenti che si trovavano sulle rive opposte dell’Eufrate.

[b]STORIA DI ZEUGMA[/b]

Fondata intorno al 300 a. C. dal generale di Alessandro Magno, Seleuco Nicatore, sulla riva destra dell’Eufrate, conquistò fin da subito una grande importanza strategica e commericale. Nel corso della storia è stata conquistata più volte passando dai Romani, Persiani, crociati e, infine, gli arabi.
Grande come tre volte Pompei, Zeugma aveva 70000 abitanti, stretti intorno alla «forza di Difesa rapida» del tempo, i 5000 soldati della Terza Legione Scitica. 
Una serie di scavi archeologici in località Iskele üstü hanno permesso il ritrovamento di 65.000 sigilli di argilla in quello che si ritiene essere l’archivio delle merci dell’antica Zeug.
Una gigantesca diga ha purtroppo inghiottito i resti dell’antica città nel 2000, ma l’enorme lavoro degli archeologi ha permesso di salvaguardare la maggior parte dei reperti.

[b]LE NUOVE SCOPERTE[/b]

Sono stati scoperti tre nuovi mosaici risalenti al II secolo a. C. Il primo raffigura le nove Muse con al centro Calliope, la più bella di tutte, protettrice delle arti e della poesia epica. Il secondo mosaico raffigura Oceano e Tethys, figlia di Urano e Gea: i colori vivaci utilizzati rendono ancora più belli gli eroi raffigurati.
Infine, un mosaico più piccolo ma in ottime condizioni, rappresenta un giovane uomo.

[b]IL MUSEO DEI MOSAICI[/b]

Lo Zeugma Museum di Gaziantep è museo dei mosaici più grande al mondo: tre piani e oltre 7000 metri quadrati di esposizione. È il frutto di scavi iniziati nel 2008 e si possono ammirare i mosaici, ma anche pitture murali, fontane e colonne. All’ultimo piano, attraverso una vetrata, è possibile osservare i lavori di restauro, mentre al secondo piano c’è un’opera eccezionale: il mosaico della “Giovane Zingara”, raffigurazione di una donna dallo sguardo rivolto lontano, ma i cui occhi sembrano seguire il movimento di chi sta di fronte.

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