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Pennsylvania: a Centralia, nella città che brucia da mezzo secolo

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Pennsylvania: a Centralia, nella città che brucia da mezzo secolo

di Francesca Spanò | @francynefertiti

Una città fantasma, o quasi, visto che di temerari che vivono a Centralia oggi se ne trovano solo sette. Il centro che sorge in Pennsylvania è diventato tristemente noto per via di un incendio risalente nel 1962 e non ancora del tutto spento. Sì, perché il sottosuolo brucia sempre da quel giorno e non è il solo caso, anche se il più eclatante. Negli ultimi anni e in generale nella storia degli Stati Uniti, si sono registrati almeno 200 eventi di tale genere nei depositi di carbone sotterranei e di superficie.

La tragedia in un tranquillo comune nella Contea di Columbia: i dettagli

Il fuoco è divampato in un territorio ricco di antracite, a più di mille metri di profondità. Attualmente si sviluppa su circa 3700 acri, in una serie di ex miniere. A causa di un pericolo praticamente costante e difficile da arginare la popolazione ha deciso nel tempo di emigrare altrove. Ecco perché se nel secolo scorso si parlava di 2761 abitanti, nel 2013 il numero è drasticamente sceso, motivo per cui è stato sospeso anche il servizio postale, già nel 2002. Tra gli incidenti che il problema ha causato, negli anni Ottanta, un ragazzo di dodici anni è caduto in una crepa del terreno a casa della nonna, proprio nel punto in cui si trovava la miniera di carbone ancora in fiamme. Il ragazzo non ha avuto gravi conseguenze, grazie al fatto che è riuscito ad aggrapparsi alle radici di un albero, prima di finire nel vuoto. Il problema però era già noto ed era stato denunciato senza che nulla di definitivo si potesse fare.

Un salto indietro

La zona di Centralia fu venduta ai coloni da un gruppo di nativi americani locali. Il costo fu di 500 sterline nell’anno 1749. Un ventennio dopo, venne costruita la strada Reading Road che in parte divenne la Route 61. Un terzo della città andò poi a Robert Morris, uno dei firmatari della costituzione degli Stati Uniti d’America il quale finì in bancarotta e dovette cedere tutto alla Prima banca degli Stati Uniti d’America. Successivamente la porzione di terreno andò ad un capitano di mare divenuto ricco banchiere e i giacimenti di carbone furono in parte trascurati. Nel 1832 fu aperta la Bull’s Head Taverna, che diede il primo nome al luogo. Da lì si gettarono le basi per la moderna Centralia.

Fino ai giorni nostri

Un ingegnere minerario di nome Alexander Rae, vi si trasferì con la famiglia inaugurando un piccolo borgo, pronto a espandersi. Pensò di chiamarlo Centreville, poi Centralia, per differenziarlo da un posto con il medesimo nome e a metà Ottocento si costruì la ferrovia per il trasporto del carbone. Fino alla fine del diciannovesimo secolo fu estratta l’antracite dal sottosuolo, la cui caratteristica è il difficile spegnimento, ma piano piano restarono solo una serie di pozzi abbandonati.

L’incendio

Si cerca ancora la vera causa che lo ha scatenato, ma si pensa che un gruppo di volontari abbia bruciato una pila di rifiuti in una miniera abbandonata e sia iniziato il disastro. Le fiamme hanno raggiunto l’antracite nelle profondità e, nonostante gli sforzi e l’impegno degli anni successivi, ancora la situazione resta precaria. In superficie, il danno si è notato attraverso la presenza di ceneri, nuvole di fumo bianco, alberi secchi e scioglimento dell’asfalto, senza contare le voragini nel terreno. L’unica soluzione possibile era evacuare la città e abbattere molti edifici, integrandosi nelle comunità vicine. I pochi rimasti, hanno capito ben presto la gravità della situazione.Un benzinaio ha scoperto che la temperatura della cisterna contenente la benzina era di 77, 8 C°, un ragazzo è sprofondato in una buca apertasi all’improvviso e i gas che fuoriuscivano, è stato accertato, che contenevano e contengono molto monossido di carbonio. L’incendio che ancora continua a bruciare, si calcola che durerà per almeno altri 250 anni.

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