di Devis Bellucci | @devisbellucci
Stretta in quel lembo di Svizzera che abbraccia l’Italia, nel cuore delle Prealpi Luganesi, si distende la Valle di Muggio, la più meridionale e segreta del Canton Ticino. Il fiume Breggia l’attraversa per tutta la sua lunghezza, incuneandosi lungo spettacolari anfratti calcarei nella parte più bassa del suo corso, non lontano dal Lago di Como. Da qui, salendo, è un susseguirsi di villaggi annidati tra foreste di castagni e pascoli, chiesette, ponti in pietra e antichi mulini dove ancora si producono le farine di mais e castagne. Una valle silenziosa e incontaminata, che nel 2014 è stata eletta Paesaggio dell’anno dalla Fondazione Svizzera per la Tutela del Paesaggio.
Le Gole della Breggia: la porta della Valle di Muggio
Il Parco delle Gole del fiume Breggia, dichiarato area naturale protetta dal 1998, costituisce idealmente la porta d’accesso alla Valle di Muggio. L’azione erosiva del fiume ha creato uno scenario di grande suggestione e interesse scientifico, in cui è possibile ammirare una fra le serie stratigrafiche più rappresentative delle Alpi Meridionali: rocce e depositi che coprono quasi ininterrottamente gli avvenimenti geologici succedutisi fra il Giurassico e il Terziario. L’acqua del fiume, color giada, forma rivoli spumosi e cascate tra calcari selciferi vecchi di milioni di anni, ricchi di Ammoniti fossili. Oltre al percorso geologico e naturalistico è a disposizione dei visitatori anche un itinerario storico, dove l’area del Parco viene raccontata attraverso una serie di opifici – dai mulini al complesso del Pastificio fino all’ex cementificio Saceba – che coprono un periodo dal 1600 a oggi. Nel Parco sorge anche la trecentesca Chiesa di San Pietro, detta Chiesa rossa per il colore della sua facciata, che custodisce uno dei più ricchi cicli di affreschi gotici del Cantone.
Il Museo Etnografico della Valle di Muggio
Noto anche come MEVM, questo museo prevalentemente all’aperto, tutto da passeggiare, racconta il patrimonio paesaggistico ed etnografico della Valle. Ha sede all’interno della Casa Cantoni nel grazioso villaggio di Cabbio e comprende, oltre a oggetti della civiltà rurale e a collezioni di immagini dedicate al paesaggio, una serie di edifici rappresentativi del territorio che sorgono lungo la Valle, catalogati e in parte ristrutturati dal MEVM nell’arco degli ultimi trent’anni. Si tratta di ponti, fontane, lavatoi, cisterne e architetture più insolite, come ad esempio i roccoli – torri a tre piani per la cattura degli uccelli – le graa per l’essicazione delle castagne e sopratutto le nevère, edifici a pianta circolare, parzialmente interrati, usati come refrigeratori naturali per conservare il latte prima della lavorazione. Nella Valle di Muggio il MEVM ha recensito una settantina di nevère: una concentrazione che non ha pari in Svizzera.
Castagneti, carbonaie e mulini: la mano dell’uomo sul paesaggio
Fitti boschi che è possibile esplorare grazie a una rete di sentieri, l’eco lontano del fiume e, diffuse su tutto il territorio, le tracce dell’intervento dell’uomo, in un contesto dove la ridotta altitudine (siamo tra i 300 e i 1700 metri di quota) e il clima favorevole hanno da sempre favorito l’insediamento. Capita così d’incontrare, nelle zone boschive, delle curiose radure pianeggianti di forma pressoché circolare: è ciò che resta delle vecchie carbonaie, in cui veniva accatastata la legna per la produzione del carbone. Scavando un poco nel terreno, la punta delle dita si annerisce per le tracce di carbone. Ancora, i versanti della Valle sono coperti da maestosi castagneti, testimonianza vivente dell’importanza che in passato rivestiva il castagno per la popolazione della zona. Oggi, in particolare, la selva castanile di Caneggio è stata recuperata con un intervento di pulizia del sottobosco e potatura, che l’ha resa un luogo dall’atmosfera incantata, dove è possibile passeggiare ammirando i colossali castagni dalle falde coperte di muschio. Infine, i mulini per la macina del granoturco e delle castagne: il MEVM ne ha recensiti venticinque lungo il fondovalle scolpito dal fiume Breggia. L’antico Mulino di Bruzella, con la sua grande ruota in ferro, è stato restaurato e riportato in funzione da più di vent’anni. È raggiungibile a piedi in un quarto d’ora dal Bruzella o da Cabbio percorrendo una vecchia mulattiera. Visitandolo si può comprenderne il funzionamento, nonché acquistare un po’ di farina per la polenta macinata il loco.
A monte, un oceano di stelle
Salendo lungo la Valle, la morfologia collinare si fa più scoscesa e rocciosa, i pendii diventano ripidi e il paesaggio è un’anticipazione dei grandiosi scenari alpini. Lungo i sentieri si incontrano cippi di confine ed edifici diroccati appartenuti ai doganieri e alla Guardia di Finanza italiana. Tra le vette che coronano la Valle, il Sasso Gordona, con trincee e opere fortificate che risalgono alla prima guerra mondiale, e il Monte Bisbino, raggiungibile con una bella escursione da Sagno; dalla sua vetta si ammira una splendida veduta sul Lago di Como e sui monti circostanti. Un po’ più lontano, ma ne vale davvero la pena, il Monte Generoso. Da qui il colpo d’occhio abbraccia il Lago di Lugano, le Alpi Svizzere e una bella fetta di Nord Italia. Nei giorni di bel tempo si intravedono all’orizzonte persino gli Appennini. Per rendere l’escursione indimenticabile, si può scendere a Capolago, sul Lago di Lugano, con la ferrovia a cremagliera, oppure aspettare il tramonto, quando le cime dei monti e le nuvole di passaggio diventano uno sconfinato mare di colori iridescenti. In vetta è presente un piccolo osservatorio astronomico, dove il gruppo insubrico di astronomia del Monte Generoso organizza serate di studio e osservazione. Nelle notti limpide ci si ritrova a immergere lo sguardo in un firmamento dalla purezza adamantina, col cielo che trabocca di stelle lontane, mentre ai nostri piedi tremano le luci giallastre di due Nazioni.
Info: Svizzera Turismo
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