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Le capsule del tempo: che cosa sono e dove dormono le più famose

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Le capsule del tempo: che cosa sono e dove dormono le più famose

di Devis Bellucci

Nel 1959 i bambini di una scuola elementare del Massachusetts disegnarono come immaginavano il futuro da lì a 50 anni. Le loro opere vennero inserite in una [b]capsula del tempo[/b], interrata nel cortile della scuola. Nel 2009, all’apertura della capsula, il piccolo Caleb si trova tra le mani invece di un disegno, il messaggio in codice scritto dall’ormai defunta Lucinda. Quel messaggio parla della fine del mondo, prevista da lì a pochi giorni.

[b]CHE COSA SONO E COME SI COSTRUISCONO[/b]

Non vi spaventate. Si trattava solo della trama di [i]Segnali dal futuro[/i], un film diretto da Alex Proyas e interpretato da Nicolas Cage. Coprotagonista del film è una romantica quanto apocalittica capsula del tempo, ossia un contenitore progettato per conservare oggetti destinati a tornare alla luce in un’epoca futura. Se vogliamo, è un modo per cristallizzare il presente e raccontarlo a chi verrà. L’idea è senz’altro accattivante. Si stima che le capsule sepolte da qualche parte siano migliaia, anche se molte non dureranno nel tempo per l’imperizia dei loro costruttori. Non è semplice infatti mettere insieme un contenitore che resista per decine o centinaia di anni. L’importante è creare più strati l’uno interno all’altro, privilegiando materiali plastici e vetrosi. Un’idea può essere il classico vasetto di vetro sistemato nella scatola di plastica avvolta da un sacchetto impermeabile e via dicendo. Alcuni consigliano di usare della cera fusa come riempitivo, colandola tra uno strato e l’altro, per rendere l’insieme il più ermetico possibile. La soluzione ideale sarebbe mettere nel cuore della capsula un gas inerte, come l’elio o l’argon, per proteggere il contenuto dall’ossidazione.

[b]LA SOCIETÀ INTERNAZIONALE DELLE CAPSULE[/b]

Potrà sembrare strano, ma il destino più probabile per una capsula non è quello di disgregarsi, ma di andare perduta o dimenticata. George Washington, presidente degli Stati Uniti, ne avrebbe nascosta una all’interno della prima pietra del Campidoglio, nel lontano 1793. Nessuno l’ha mai trovata. È notizia di quest’anno, invece, il ritrovamento della dispersa Capsula di Steve Jobs, dove i designer di tutto il mondo affidarono i loro memorabilia al termine dell’International Design Conference di Aspen, nel 1983. All’interno della capsula, recuperata dagli esperti del National Geographic, anche il mouse del primo Apple Lisa. Per evitare che simili perdite si ripetano, nel 1990 è nata l’International Time Capsule Society con sede ad Atlanta, in Georgia. Ha il compito di catalogare le capsule sepolte in giro per il mondo, insieme alla loro data di presunta apertura. Ognuno può registrare la propria.

[b]LE CAPSULE DORMIENTI[/b]

Probabilmente la capsula più celebre del mondo è la [i]Cripta della civiltà[/i], sigillata alla fine degli anni ’30 presso l’Università di Oglethorpe, ad Atlanta. Contiene oggetti di vita quotidiana, documenti audio e video, letteratura e molto altro materiale dell’epoca. Verrà aperta, se non ci saremo estinti, nell’anno 8113. Qualche anno prima, nel 6939, sarà tornato alla luce il contenuto delle [i]capsule di Westinghouse[/i], seppellite all’interno del parco di Flashing Meadows, a New York, negli anni ’30 e negli anni ’60. Tra gli oggetti al loro interno, anche alcune note di Thomas Mann e Albert Einstein. L’Helium Centennial Time Columns Monument in Texas contiene ben quattro capsule sigillate nel 1968, da aprire in date diverse: la più longeva rivelerà il proprio tesoro tra quasi 1000 anni. Sarà disseppellita nel 2062 la capsula di acciaio e granito che la [i]Bacardi Limited[/i] ha posizionato davanti alla propria sede di Hamilton, Bermuda, in occasione dei 150 anni dalla fondazione. È stata invece una giuria popolare a decidere quali fossero gli oggetti più rappresentativi del Made in Italy da seppellire in un parco di Lerici. Tra i più votati, il barattolo della Nutella.

[b]VOCI DAL PASSATO[/b]

Ma come ci immaginavano nel passato? All’alba del 2000 è stata aperta la capsula del college statunitense di Mount Holyoke, sigillata da alcune laureande cento anni prima. Insieme a foto di classe, programmi teatrali e altro c’era un messaggio rivolto alle colleghe del ventunesimo secolo: “Se la scienza vi ha insegnato quello che molti oggi credono sarà uno degli elementi più diffusi delle vostre conoscenze, ovvero il potere di comunicare con il mondo invisibile dal quale staremo osservando il vostro destino, vi preghiamo di risponderci”. Questa speranza è stata disattesa, purtroppo. La scienza ancora oggi non supera le soglie dell’aldiquà.

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