di Francesca Spanò | @francynefertiti

Un piccolo paradiso, nasconde molto spesso misteri che non si riescono a spiegare. Capita così di raggiungere l’Indonesia, che di angoli da cartolina ne rivela diversi e raggiungere l’isola di Sulawesi con il Parco Nazionale di Lore Lindu. Qui, dove l’Unesco ha posato il suo occhio riconoscendolo come patrimonio mondiale, tra le foreste, si nasconde qualcosa di curioso. Tra la vegetazione, infatti, ci sono almeno 400 megaliti di granito.

Intorno moltissima fauna anche rara e delle specie endemiche che attirano ogni anno decine di turisti. Famosa ad esempio è una specie di bufalo nano e il babirusa, una sorta di cervo-maiale.

Il parco e le statue

La sua estensione è di circa 2.180 chilometri quadrati e tra le statue se ne scorge una più piccola alta solo pochi centimetri. La più grande invece raggiunge i 4 metri e mezzo. Perché tanta differenza e a che cosa servivano? Difficile pure cercare di datarle, ma l’idea degli esperti è che possano risalire al periodo compreso tra il 3.000 avanti Cristo e il 1.300 dopo Cristo.

Tra le misteriose costruzioni, sembra che trenta riprendano le sembianze umane e per questo intorno sono sorte diverse leggende. Si dice che i megaliti potessero in realtà essere degli uomini molto cattivi, dei veri e propri criminali. Si aggiravano per le foreste e per le loro azioni furono trasformati in pietra per l’eternità. Così resteranno immobili per sempre nella giungla. Ci sono poi diverse pietre, a cui sono stati dati dei nomi a seconda delle storie che sono state attribuite. C’è quindi Tokala’ea che sarebbe stato uno stupratore e che prima di diventare statua fu accoltellato più volte e Tadulako, che era uno dei saggi del villaggio ma rubò il riso del raccolto. Ancora, in giro si trovano pure urne di pietra giganti, ma non si sa bene per cosa venissero utilizzate e i resti ricordano oggi una civiltà rimasta senza nome.

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