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In Spagna la capitale del vermouth: Reus sfida Torino

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In Spagna la capitale del vermouth: Reus sfida Torino

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di Federica Giuliani | @traveltotaste

Reus, città natale dell’estroso Gaudì, ha un nuovo motivo per finire sulle pagine della guide turistiche. Da poco, infatti, è considerata la nuova capitale del vermouth, scippando il titolo alla nostrana Torino.

Reus e il vermuth catalano

Si trova a circa un’ora da Barcellona e a solo dieci minuti da Terragona, nella zona più votata al vino. La ricetta del vermouth locale prevede un’infusione a freddo di erbe e spezie in una miscela di acqua e alcol, a cui poi viene aggiunto il 75% di vino bianco. Con l’aggiunta di zucchero caramellato si ottiene la versione rossa. Il risultato finale, per essere piacevole, deve rilasciare il sapore degli ingredienti da cui è composto, con un giusto equilibrio. La versione spagnola del vermouth differisce da quello dolce italiano e dal secco francese, proprio per il forte aroma che sprigiona, grazie a un maggiore utilizzo di erbe: a volte ne vengono impiegate più di cento tipi diversi.

È un aperitivo molto apprezzato in Spagna, tanto che non è difficile sentirsi chiedere “Tomar un vermouth?” Prendiamo un vermouth?

Dove assaggiare il vermuth a Reus

Durante una visita alla città, il modo migliore per godere di una pausa a base di vermouth bisogna andare su una delle tante terrazze che affacciano su Mercadal Square. Da ricordare è che la parola vermouth non si riferisce solo alla bevanda in sé, ma anche al rito di prendere un aperitivo accompagnato da tapas.

Al Museu del Vermut, che ospita anche un ristorante, si può invece ammirare la collezione privata di bottiglie ed etichette di proprietà di Joan Tapias, uno dei più grandi collezionisti di bottiglie di vermouth del mondo.

La nascita del vermouth

Per dovere di cronaca bisogna dire che la nascita della bevanda così come la conosciamo oggi, la dobbiamo ad Antonio Benedetto Carpano che la creò a Torino nel 1786. Al tempo, la base era composta da vino moscato mischiato ad altri vini, dando alla versione piemontese un sapore molto più dolce di quello che poi iniziò a essere prodotto in Francia e Spagna.

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