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L’anima della Scozia in un bicchiere di whisky

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L’anima della Scozia in un bicchiere di whisky

di Devis Bellucci

Versate in un bicchiere due dita di nebbia prima che piova, l’aroma della torba, la giusta quantità d’acqua ma che sia quella delle Highlands, pura e scintillante, oltre a tanta maestria locale. Otterrete, con un po’ di fortuna, il whisky. Uno scozzese che non lo ami è poco credibile, perché il whisky non solo è la bevanda nazionale, ma anche il passatempo che colora i momenti vuoti, soprattutto durante i lunghi inverni. Lo ritroviamo sui tavoli dei pub, ai concerti, nei raduni politici.

[b]La storia[/b]

Il suo nome deriva dal gaelico [i]uisge beatha[/i], ossia “acqua della vita”. In Scozia è prodotto con ogni probabilità fin dal Medio Evo e veniva spesso usato per fini terapeutici. In un certo senso, faceva buon sangue come il nostro vino, e c’è chi lo consigliava per alleviare gli effetti delle coliche e addirittura del vaiolo. Poi arrivarono le odiate tasse sul malto, che la cara Inghilterra impose alla Scozia nel XVIII secolo. Di conseguenza, la distillazione del whisky prese la via della clandestinità. Molte distillerie sono oggi ubicate là, dove sorgevano anonimi cottage in cui veniva prodotta illegalmente la bevanda, lontano dalle vie battute dagli ispettori del governo. Nella prima metà dell’800, di fronte al dilagare del contrabbando, si diminuirono i dazi in modo da incoraggiare la distillazione autorizzata, così il whisky tornò a essere prodotto alla luce del sole.

[b]Tipi di whisky e come gustarli[/b]

I veri uomini dicono che il whisky va bevuto liscio, non importa se si tratta di un single malt whisky (prodotto con solo orzo maltato), di un grain (dove è previsto anche l’uso di mais) o di un blended, ossia una miscela dei due precedenti. Sappiate che lo scozzese DOC ride di loro, perché è noto che [b]una goccia d’acqua nel whisky libera i suoi aromi[/b]. Se uno proprio vuole berlo liscio, lo faccia a piccoli sorsi, in modo che la saliva funga da acqua e provveda a diluirlo. Certo, ma quale acqua aggiungere al whisky? È ovvio: fresca acqua di sorgente, magari la stessa utilizzata per produrlo. Tanto che gli scozzesi fanno grandi profitti imbottigliando la loro acqua e vendendola in tutto il mondo, per accompagnare come si deve la bevanda nazionale.

[b]Visitare una distilleria[/b]

Se volete visitare una distilleria in Scozia, non avrete problemi. Ce ne sono tantissime, grandi e piccole, e alla fine vi verrà offerto un doveroso dram, il bicchierino. Tenete presente che in alcune distillerie non sono ammessi i bambini e che spesso la visita non è gratis. Di solito pagando il biglietto riceverete un buono col quale, acquistando una bottiglia alla spaccio della distilleria, vi sconteranno la quota pagata. L’[b]isola di Islay[/b] ha più distillerie di qualsiasi altra isola scozzese. L’acqua qui è povera di calcare e la torba particolarmente abbondante, elementi che permettono di produrre un whisky di malto dal gusto unico. Nelle distillerie a nord dell’isola – ad esempio Bruichladdich, Bunnahabhain e Caol Ila – si produce un whisky dal carattere spiccatamente delicato, mentre in quelle più a sud si distilla un prodotto dal carattere più intenso e marino. Gli estimatori della bevanda avranno modo di sbizzarrirsi anche lungo il Malt Whisky Trail, o “Strada del whisky di malto”, nella regione della Speyside. L’itinerario, lungo 112 km, tocca ben otto distillerie. Se desiderate cambiare argomento ma non troppo, non perdetevi la Speyside Cooperage. Si tratta di una fabbrica artigianale di botti e potrete imparare tutto sull’arte del bottaio. Ricordate poi che la guida in stato di ebbrezza è severamente sanzionata. Quindi che si fa? Rinunciamo a visitare la distilleria? Certo che no. Se al momento della degustazione spiegate che dovete mettervi al volante, invece del bicchierino vi offriranno una bottiglietta mignon, da bere con calma quando più vi piace.

[b]Info[/b]: [url”Malt Whisky Trail”]http://www.maltwhiskytrail.com/[/url]

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