Cerca
Close this search box.
Calabria, terra di antichi idiomi e paesi fantasma

DatA

Calabria, terra di antichi idiomi e paesi fantasma

Pentedattilo_241185784

di Silvana Benedetti

La Calabria, terra misteriosa e inesplorata con la sua straordinaria ricchezza morfologica, è anche luogo di culture che si intrecciano, si condividono e si rispettano. A testimonianza del suo glorioso passato greco, nella provincia meridionale di Reggio Calabria, dove si coltiva il bergamotto, piccole comunità parlano ancora l’antica lingua di Omero. Si tratta dell’area denominata “Grecanica” o “Bovesia” dove gli abitanti sono gli eredi della migrazione greca riversatasi sulle coste ioniche tra l’VIII e il VI secolo, per cercare nuove terre da coltivare. Da allora l’identità ellenica si radicò a tal punto da consolidarsi nel tempo, anche grazie all’arrivo dei bizantini. Ancora all’inizio del Novecento la lingua Grecanica era ampiamente parlata in tutta la zona fino alle porte di Reggio Calabria. A distanza di un secolo tutto è cambiato. La lingua si è via via persa, e ora, solo pochi,  per lo più anziani,  parlano questo mix di greco antico e dialetto calabrese. Dobbiamo al glottologo tedesco Gerald Rohlfs la valorizzazione di questo patrimonio inestimabile. Fu infatti lui il primo ad interessarsi a questo aspetto del territorio e a cercare di individuarne le origini. L’area grecanica abbraccia e custodisce in sé preziose pagine di storia e cultura. Una zona aspra e segreta dove il paesaggio sembra firmato dal pennello di un artista, e dove i borghi, molti dei quali oramai abbandonati, hanno nomi che suonano come echi lontani: Bova, Gallicianò, Roghudi, Roccaforte del Greco, Pentedattilo, San Lorenzo, Condofuri, Amendolea, Bagaladi, Staiti, Brancaleone.

Borghi abbandonati ricchi di vita

Arroccato sul versante meridionale dell’Aspromonte, a soli 4 km dal mare, si trova Pentedattilo. L’insediamento è un vero e proprio monumento naturale, caratterizzato da un gruppuscolo di case aggrappate al Monte Calvario, un monolite di rocce sedimentarie a forma di mano, da cui deriva il nome greco del borgo: penta daktylos, ovvero cinque dita. Sebbene Pentedattilo sia un borgo fantasma da circa mezzo secolo, resta una località profondamente suggestiva che mantiene inalterato il suo fascino. Nelle vecchie abitazioni ci sono botteghe di artisti del vetro, del legno e sapienti mani che lavorano tessuti utilizzando telai della tradizione locale. Il centro è di origine bizantina e conserva i ruderi dell’antico castello e di interessanti edifici sacri. Ogni estate, da diversi anni, è attivo il Pentedattilo Film Festival, concorso internazionale di cortometraggi, che popola il borgo di artisti provenienti da tutto il mondo e ne contribuisce alla valorizzazione.

Inoltrandosi nei vicoli stretti di Condofuri, nel cuore pulsante dell’area grecanica, e di Galliciano, definita l’Acropoli della Magna Grecia, è ancora possibile ascoltare i dialoghi (assolutamente incomprensibili) delle poche decine di abitanti rimasti, che hanno mantenuto viva la lingua e gli usi grecanici.

Bova Superiore, il paese risorto

Sulle pendici di un colle a 820 metri di quota, tra verdi giardini, palme e bergamotti, si erge Bova Superiore, capitale culturale della Bovesia e uno dei borghi più belli d’Italia. Un paese risorto. Uno dei principali centri grecanici con iniziative volte a promuovere e mantenere vive le tradizioni locali. Bova oggi conta poco più di 400 abitanti. Anche se il paese è piccolo, grande è il suo patrimonio artistico e culturale. Negli ultimi 15 anni Bova ha visto un vero e proprio risorgimento culturale e turistico. Sulla sommità della rupe – oggi inaccessibile – resistono i ruderi del castello normanno che, nella sua parte più alta, mostra tracce di una struttura quadrangolare. Da non perdere, poi, Palazzo Nesci e Palazzo Mesiano, edifici nobiliari sorti nel Settecento ed eretti da ricche famiglie cittadine.
Secondo la leggenda Bova venne fondata da una regina armena che avrebbe guidato le sue genti sul Monte Vùa, latinizzato in Bova, così chiamato perché ritenuto un luogo adatto per il ricovero dei buoi. In cima alla rupe, nella nuda roccia, vi è ancora impressa l’orma del piede della regina che diede origine al borgo. Sempre la leggenda vuole che chiunque calzi perfettamente l’impronta, troverà un tesoro tra gli anfratti della grande rupe, abitata ininterrottamente dal Neolitico. Tra gli eventi più famosi della zona, c’è il Festival Grecanico che si tiene ogni anno nel periodo tra giugno e luglio. In questa occasione vengono anche organizzati dei percorsi di trekking, tra i quali ne spicca uno particolarmente interessante, denominato “Il Sentiero dell’Inglese”.

Info: Ente del Turismo calabrese

© TravelGlobe RIPRODUZIONE RISERVATA

POTREBBE INTERESSARTI

Articoli
Correlati