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A Betlemme l’hotel con la vista peggiore del mondo. Ma è una galleria d’arte di Banksy

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A Betlemme l’hotel con la vista peggiore del mondo. Ma è una galleria d’arte di Banksy

Wall off hotel suite

di Redazione | @travelglobemag

Banksy, misterioso artista noto a livello mondiale, ha aperto all’improvviso e in gran segreto un hotel a Betlemme. Non solo un luogo dove dormire, ma una galleria d’arte che racconta il conflitto tra Israele e Palestina. Si chiama Walled Off Hotel ed è considerato dallo stesso proprietario l’albergo con la vista peggiore al mondo, ma anche questo non è un caso. Il muro su cui affaccia l’hotel, infatti, è quello costruito da Israele per separare la città palestinese dai territori di Gerusalemme Est.

Walled Off Hotel a Betlemme: arte e politica

L’apertura è stata tenuta segreta a tutti, dipendenti compresi, fino al giorno della presentazione alla stampa. Dieci camere, prenotatili da fine marzo, tutte decorate con opere d’arte ma non tutte di Banksy. Prevede ogni tipo di sistemazione: si va dal posto letto in camerata alla suite e i prezzi partiranno da 35 euro. La camera più costosa è dipinta di rosso e il muro dietro al letto ospita un cuore metallico avvolto da un filo spinato. Dalla finestra, invece, si vede il celebre muro.

Un’altra stanza ha sulle pareti il dipinto di un palestinese e un soldato israeliano che giocano alla battaglia dei cuscini.

Nel ristorante c’è un pianoforte che suona da solo e nel corridoio ci sono un ascensore murato e un busto greco con parte del volto coperto.

Banksy non si smentisce mai e non perde occasione per urlare il suo disappunto nei confronti della guerra tra i due territori confinanti. Un modo come un altro per far parlare di sé, per far conoscere la sua arte e diffondere il suo pensiero.

Un piccolo museo, inoltre, spiega il muro, i controlli sui movimenti e la travagliata storia della regione, curata insieme al professor Gavin Grindon dell’Università dell’Essex.

Nell’edificio, infine, c’è una galleria che intende promuovere il dialogo: mostra infatti il lavoro di artisti palestinesi. È la prima a Betlemme, dice il curatore Housni Alkateeb Shehada, ed è un modo per gli artisti, che spesso hanno difficoltà a viaggiare, per raggiungere un pubblico più ampio.

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